Quesiti e approfondimenti

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CONTROLLI SUI DIPENDENTI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Nella presente situazione di crisi, riteniamo utile fornire alcuni spunti in merito ai controlli sulla salute dei dipendenti.

Sempre più aziende ritengono necessario predisporre controlli preventivi per evitare contagi di COVID-19 fra dipendenti. A titolo esemplificativo, non sono mancati casi di raccolta sistematica della temperatura corporea dei dipendenti (o anche di clienti e fornitori) al momento dell’ingresso in azienda o la registrazione dei loro spostamenti per verificare se sono in qualche modo transitati per zone a rischio.

L’emergenza, in ogni caso, non giustifica né legittima alcuni comportamenti lesivi della riservatezza dei lavoratori. O meglio, non è giustificata l’approssimazione giuridica con cui i suddetti controlli sono spesso effettuati.

Cosa non fare

Con riferimento alle informazioni raccolte sui precedenti spostamenti dei dipendenti si evidenzia come, ai sensi fra l’altro dell’art. 6 GDPR, non esiste una condizione che legittimi automaticamente l’azienda a raccogliere dati non strettamente funzionali allo svolgimento dell’attività lavorativa.

Ciò vale, a maggior ragione, con riferimento alla misurazione della temperatura corporea in azienda. Si sottolinea, infatti, che la rilevazione della temperatura è idonea a indicare lo stato di salute del soggetto interessato e costituisce quindi un dato particolare ai sensi dell’art. 9 GDPR (ovverosia un dato sensibile). La raccolta di un dato sanitario presenta condizioni di liceità stringenti e dovrebbe essere evitata, per quanto possibile.

Anche qualora le suddette informazioni non fossero registrate/conservate, non sarebbe comunque possibile effettuare i suddetti controlli. L’art. 4 GDPR afferma, infatti, che è rilevante ai sensi della privacy finanche l’ “estrazione” e la “consultazione” di un dato personale.

In caso di violazione della normativa privacy, le sanzioni sono pesantissime (fino a Euro 20.000.000,00 o 4% del fatturato globale dell’azienda, ove maggiore).

Che misure è possibile e utile adottare

Salvo quanto sopra specificato, l’azienda potrà (e dovrà) comunque adottare particolari precauzioni. A titolo esemplificativo, potrà essere messo a disposizione un termometro per uso riservato e potrà essere comunicato ai dipendenti di non venire al lavoro in caso di febbre o altri sintomi indicativi. Potrebbe essere utile inoltre comunicare, magari attraverso cartelli in ingresso, il divieto di accesso in azienda a soggetti che sono transitati per specifiche zone o che hanno avuto contatti con persone a rischio.

Sarà possibile, poi, richiedere ai visitatori aziendali alcune informazioni all’ingresso, previa consegna di un’idonea informativa privacy e il rilascio di un valido consenso. Tali informazioni non dovranno comunque essere registrate o in altro modo conservate (principio di minimizzazione dei dati).

Anche in caso di consegna di informativa e raccolta del consenso, si raccomanda però particolare cautela con riferimento ai dipendenti. A questo proposito, si ritiene che quantomeno i dati sanitari dei lavoratori non siano comunque raccoglibili. Il “consenso” di un dipendente è stato, infatti, spesso considerato dal Garante come non liberamente concesso e, quindi, non rilevante.

In conclusione, si consiglia di conservare anche in questi giorni un approccio professionale nel trattamento di dati personali, con particolare riferimento ai controlli sui dipendenti. In molti casi è possibile ottenere i risultati voluti, anche in termini di prevenzione al contagio, utilizzando sistemi non invasivi o adottando qualche semplice cautela giuridica.

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