La creazione, la misurazione e il monitoraggio del valore in azienda
L’obiettivo principale di un’azienda nel breve, medio e lungo periodo dovrebbe essere la creazione di valore. La strategia e la gestione aziendale dovrebbero essere dunque indirizzate alla costante creazione di valore. Purtroppo però la misurazione ed il monitoraggio nel tempo del valore dell’azienda risultano molto complessi non solo da rilevare ma altresì da definire. Ciò in quanto il valore dell’azienda non dipende solo dal valore di mercato delle poste patrimoniali e dai flussi economici e finanziari presenti e passati, cosa relativamente facile da misurare e monitorare, ma anche e a volte in parte preponderante, dai flussi economici e finanziari ragionevolmente attesi per il futuro. Tralasciando i casi, a mio avviso residuali, in cui i flussi economici e finanziari futuri di un’azienda possono essere imputabili a fattori casuali totalmente imprevedibili a priori, generalmente accade che i presupposti per la determinazione di tali flussi siano le scelte strategiche più o meno lungimiranti dell’imprenditore. Sarebbe pertanto opportuno che queste scelte fossero sempre consapevoli considerato che vanno ad incidere sul bene più importante per l’imprenditore e cioè sulla performance futura della propria azienda e quindi, per quanto sopra ricordato, sul valore attuale della stessa. In realtà il più delle volte accade che le scelte strategiche dell’imprenditore siano, in tutto o in parte, inconsapevoli in quanto determinate più dalle attitudini personali dello stesso che dall’effettiva incidenza delle stesse sulla creazione o sulla distruzione del valore. Ad esempio il prelievo degli utili aziendali e/o il rapporto tra mezzi propri e mezzi di terzi dipendono più frequentemente dalla propensione al risparmio dell’imprenditore che non da un attenta valutazione delle future esigenze finanziarie aziendali. Allo stesso modo gli investimenti, il più delle volte, sono effettuati senza minimamente quantificare i futuri flussi economici e finanziari necessari a rendere conveniente l’investimento e basandosi unicamente sulle sensazioni e sulla propensione al rischio dell’imprenditore. Ancora, l’attenzione al clima aziendale e alla formazione dei dipendenti così come l’allocazione delle risorse umane e finanziarie alle diverse aree aziendali non di rado dipendono più dall’indole dell’imprenditore che da una precisa scelta strategica basata sulle effettive esigenze dell’azienda. Così molti imprenditori con un elevata propensione al rischio, che erano stati molto apprezzati e avevano prosperato nel periodo pre-crisi, si sono trovati in grosse difficoltà nel momento in cui le proprie abilità personali non erano più adeguate al mutato contesto economico. Infatti, dipendendo le scelte strategiche quasi esclusivamente dalle attitudini personali, le stesse, come era prevedibile, non sono mutate al variare del contesto economico. Viceversa altri imprenditori, con un elevata propensione al reinvestimento degli utili in azienda e al miglioramento, anche maniacale, dei processi e del prodotto, hanno visto incrementare moltissimo il valore potenziale della propria azienda. Il cambiamento epocale dello scenario economico avvenuto nell’ultimo decennio ha fatto sì che le stesse scelte strategiche vincenti in passato non fossero più tali inducendo molti imprenditori a cercare nuove soluzioni.
Il ruolo del consulente d’impresa
L’aiuto che il consulente d’impresa può fornire all’imprenditore in questo contesto è quello di rendere espliciti, attraverso simulazioni e scenari, gli effetti che le diverse scelte strategiche potranno comportare in termini di creazione di valore tenendo conto di tutte le prospettive aziendali. In tal modo gli imprenditori saranno messi nella condizione di subordinare le proprie scelte alla creazione del valore, svincolandole dalle proprie attitudini personali. Per contro, il consulente d’impresa non deve suggerire all’imprenditore le scelte strategiche in quanto la quantificazione del rischio di impresa e la visione imprenditoriale sono e devono restare prerogativa assoluta dell’imprenditore. In sostanza non è compito del consulente suggerire all’imprenditore quali azioni dovrebbe porre in essere, bensì mettere in evidenza gli effetti, in termini di creazione o distruzione di valore, delle diverse azioni opzionabili relativamente a tutte le prospettive aziendali.
La Balanced Scorecard: uno strumento semplice per approcciare ad una realtà molto complessa
Uno strumento di sicuro giovamento per l’attività del consulente d’impresa, benché assai complesso da maneggiare nonostante la sua apparente semplicità, è senz’altro la Balanced Scorecard. Si tratta di uno degli schemi più utilizzati per la definizione e descrizione della strategia aziendale mirata alla creazione di valore, un modello che suggerisce di guardare l’organizzazione da quattro differenti prospettive collegate tra loro da relazioni di causa-effetto.
La prima prospettiva di creazione del valore è quella economico-finanziaria
Molti imprenditori ritengono questa prospettiva la più importante se non addirittura l’unica. Spesso gli obiettivi strategici riguardano quasi esclusivamente questa prospettiva, come ad esempio l’incremento delle vendite, l’aumento della produttività, la riduzione dei costi, il miglioramento della posizione finanziaria netta, lo spostamento dell’indebitamento dal breve al medio lungo periodo. Il motivo principale per il quale gran parte degli obiettivi strategici riguardano questa prospettiva consiste nella relativa facilità della loro misurazione. Non sempre però la massimizzazione di tali obiettivi comporta effetti positivi nella altre prospettive, soprattutto nel medio-lungo periodo.
La seconda prospettiva riguarda la proposta di valore per il cliente
In questa prospettiva l’imprenditore dovrà guardare la propria azienda con gli occhi del cliente per renderla più appetibile, cercando di comprendere quanto il cliente è disposto a pagare i prodotti/servizi o meglio ancora stimolandone la propensione all’acquisto. Gli indicatori più comuni della prospettiva del cliente, non sempre facili da misurare e monitorare, sono: soddisfazione del cliente, fidelizzazione del cliente, acquisizione del cliente, redditività del cliente e quota di mercato.
La terza prospettiva riguarda i processi interni
L’imprenditore dovrà individuare quei processi fondamentali per la strategia ed eccellere in tali processi. Ad esempio un’impresa focalizzata sulla leadership di prodotto andrà a concentrarsi maggiormente sui processi di innovazione, mentre un’impresa incentrata sui bassi costi si concentrerà soprattutto sui processi operativi. Tutti i processi aziendali vanno gestiti con accuratezza, ma i processi cruciali devono acquisire un’attenzione e una centralità speciali, dal momento che la differenziazione della strategia dipende proprio da tali processi. In linea generale i processi interni possono essere suddivisi in 4 gruppi: processi gestionali operativi, processi di gestione della clientela, processi di innovazione e processi di regolazione e sociali.
Ultima ma non meno importante prospettiva di creazione del valore in azienda è quella dell’apprendimento e della crescita
Se si vogliono raggiungere obiettivi ambiziosi di crescita a lungo termine è indispensabile effettuare investimenti non solo in beni materiali ma anche nelle persone, nei sistemi informativi e nei processi organizzativi.
Il successo dell’organizzazione dipende dal miglioramento continuo e le idee per attuarlo devono provenire direttamente dai dipendenti che lavorano a stretto contatto con i processi interni ed con i clienti. Per questo le persone devono affiancare capacità creative a capacità operative. Altro fattore da considerare è il clima organizzativo che può favorire la motivazione e lo spirito di iniziativa dei dipendenti. Il processo di creazione di valore in azienda può essere quindi analizzato sotto quattro principali prospettive, tutte collegate e correlate tra loro. L’allineamento degli obiettivi delineati nelle quattro prospettive aziendali rappresenta la chiave per la creazione del valore e dunque per una strategia vincente non legata alle attitudini personali dell’imprenditore ma alle effettive esigenze dell’azienda.
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